R. I. P. Jóhann Jóhannsson - Amici Del Vinile
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R. I. P. Jóhann Jóhannsson

R. I. P. Jóhann Jóhannsson

 

È davvero un peccato cogliere l’opportunità di far conoscere un artista non troppo conosciuto al grande pubblico solo a causa della sua morte prematura. È il caso di Jóhann Jóhannsson, giovane musicista islandese classe 1968, scomparso pochi giorni fa. E si tratta di un caso alquanto beffardo, perché questo bravo compositore aveva iniziato da relativamente poco tempo ad accarezzare una meritata fama, e in lui si potevano intravedere delle potenzialità e degli sviluppi di una carriera che sembrava finalmente destinata a spiccare il volo. Chi scrive ha iniziato a conoscerlo e ad apprezzarlo non più di un paio di anni fa, grazie al suo lavoro di scrittore di colonne sonore. Jóhannsson è quello che si può definire un compositore di modern classical, una definizione non particolarmente brillante ma che rende bene l’idea: l’utilizzo di tecniche sia di composizione che di orchestrazione di matrice classica per sottolineare e accompagnare emozioni e stati d’animo, atmosfere e ambienti, in particolare legati ad immagini cinematografiche, ma che trovano altrettanto bene la loro ragion d’essere anche al di là del legame con le immagini che rappresentano. Musica quindi che può essere apprezzata e fruita ben oltre l’uso specifico per il quale è stata pensata.

Jóhannsson si era inserito in un genere in particolare evoluzione in questi ultimi anni, e che sta mettendo in luce un fiorire di autori (tra i quali il più maturo Hans Zimmer, Max Richter e il giovane Nils Frahm) che stanno ritornando all’idea di composizione classica, depurandola da inutili orpelli avanguardisti ed eccessivamente sperimentali che avevano finito con lo stancare l’ascoltatore proveniente dal mondo della cosidetta musica “colta”. Un’operazione che mira quindi ad allargare la fascia di pubblico amante della tradizione classica, ad avvicinarlo a esperienze sonore più immediate e riconoscibili, e al tempo stesso (nel caso di Jóhann) una ricerca musicale personale e sensibile, legata anche ai chiaroscuri del suo Paese d’origine. Non è un caso allora che Jóhannsson fosse stato messo sotto contratto dalla prestigiosa Deutsche Grammophon, e che la sua colonna sonora per La teoria del tutto (il biopic su Steven Hawking) sia stata nominata all’Oscar e abbia vinto il Golden Globe. Le sue quotazioni sono continuate a salire anche grazie a un’altra colonna sonora, quella di Arrival, permeata da un forte senso di attesa per l’arrivo di una strana astronave aliena, e poi ancora grazie un lavoro legato al mito di Orfeo, in cui Jóhannsson rielabora la lezione del minimalismo in chiave neo-classica. Un personaggio davvero interessante, che aveva iniziato da poco a regalare i frutti della sua maturità artistica, e che per questo ci lascia con un’amara nota di rammarico per quello sarebbe potuto essere. Buon viaggio Jóhann.

 

 

 

 

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